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 Un nuovo 10piedista e il suo progetto

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
luca10ft Inserito il - 03/02/2012 : 14:26:54
Salve a tutti amici 10piedisti . Mi presento brevemente poi chiederò il vostro autorevole parere.
Mi chiamo Luca, sono di Riccione e ho 46 anni.
Dopo qualche di esperienza con deriva (Alpa Brise) e cabinato (Stag 292) ho deciso, prima che il mio processo di ammosciamento entri in fase di irreversibile e incontrollata accelerazione, di provare anche l’esperienza della progettazione e dell’autocostruzione.
Purtroppo tempo e spazio a mia disposizione sono scarsi, giusto il minimo indispensabile per tentare l’avventura di un 10 piedi (peraltro classe simpatica e molto attiva ).
Ho già abbozzato in CAD due schemini, ossia versione Beach (da tenere sulla spiaggia) e Open (cabinato per navigazioni più impegnative). Poi vedrò quale delle due realizzare.
Il progetto di massima della versione Beach (più semplice) è quasi ultimato e gradirei sottoporlo alle vostre considerazioni prima di iniziare la costruzione di un modellino in scala 1:10 (da testare nella vasca da bagno ).

Eccolo

Immagine:

30,96 KB

Si tratta di una barchetta ispirata alle linee moderne (carena potente e planante, poppa larga, niente slanci prodieri e poppieri), con una prua ibrida, tra quella del Mini TeamWork 747 vincitore dell’ultima Mini Transat (modello Scow americano), e la classica affinata (con angolo di entrata intorno di 18° per affrontare meglio la resistenza d’onda) che, alla fine, assomiglia a quella di una portaerei (forma a T) ma dovrebbe garantire una buona portanza senza, tuttavia, picchiare troppo sull’onda. L’altezza del dritto di prua (cm 55 sopra il galleggiamento) fornirà maggior protezione quando il mare inizia a fare i capricci.

L’idea è quella di sfruttare l’intera superficie velica (8 mq) prevista dal regolamento di classe.
Per questo, oltre alla stabilità di forma dovuta alla larghezza (183 cm di baglio massimo), sarà montata anche una lama di deriva in sandwich di PVC/Epox che riveste una lastra interna di lamiera, maggiorata in basso per creare un piccolo bulbo (peso complessivo stimato in circa 15-18 Kg), che favorirà anche l’auto raddrizzamento in caso di scuffia (particolarmente pericolosa con capovolgimento a 180° per l’effetto ventosa creato dalla notevole larghezza dello scafo). I miei 90 (e rotti) Kg di peso faranno il resto.

Ho previsto un armo frazionato e un piano velico con Randa e Jib (per ragioni al momento teoriche e tutte da verificare sul lato pratico), per gestire meglio condizioni di vento variabile (qui in Adriatico le giornate di agosto sono quasi sempre caratterizzate da bavette mattutine di 1-3 nodi e brezzoloni pomeridiani che possono arrivare anche a 18-20 nodi).

L’albero sarà appoggiato in coperta su un binario. Questo consentirà di spostarlo verso prua di circa 10 cm (rendendo la barca più poggera) per un migliore l’equilibrio tra Centro Velico (CV) e Centro di Deriva (CV) quando si decide di uscire con sola randa (è comunque prevista anche la possibilità di arretrare di 7-8 cm la lama di deriva, sempre per favorire l’effetto poggero).
Se il vento rinforza in navigazione quando è armato l’intero piano velico (Randa e Fiocco), un retriver (alabasso) collegato alla penna e rinviato in pozzetto, renderà più semplice l’ammainata del Jib (ingarrocciato allo strallo).
La Randa sarà comunque dotata di una manina di terzaroli, cercando di semplificare il più possibile la manovra.

Per le bavette di vento ho previsto anche un piccolo Drifter (Code 0) su bompresso ritraibile che, ovviamente, è fuori dalle regole di stazza. Per questo era necessario controventare bene l’albero con sartie e crocette acquartierate (anche per avere un discreto angolo di tiro che evitasse troppa compressione sull’albero).

La doppia pala del timone segue, perlopiù, tendenze modaiole, piuttosto che un’effettiva necessità di questo scafo. Però mi piace troppo e fa tanto barca oceanica. Vedremo poi al lato pratico

Lo specchio di poppa è semiaperto per favorire lo svuotamento del pozzetto (lasciando giusto i supporti sufficienti per le pale del timone, i meccanismi di snodo collegati alla barra e il trasto randa che sarà a poppa con rinvio della scotta a centro pozzetto). Per questo il fondo del pozzetto sarà rialzato rispetto al fondo di carena (di circa 25 cm e 15 cm sopra la linea di galleggiamento a pieno carico), con l’ottenimento di un buon volume da riempire con bottiglie di plastica (o altro) per garantire una sufficiente riserva di spinta e la sostanziale inaffondabilità (come vuole anche il regolamento).

Per la costruzione (a spigolo) prevedo uno scheletrino in legno (fatto di paratie e correnti longitudinali) rivestito con pannelli di PVC Airex (0,8 o 1 cm) che sarà poi laminato dentro e fuori per creare un sandwich. Per l’interno pensavo a uno strato di MAT 200 e uno di tessuto bidirezionale ± 45° (o Twill) 200. Idem per l’esterno con l’aggiunta di uno strato intermedio di tessuto unidirezionale longitudinale sempre da 200 gr/mq.
In questo modo dovrei risparmiare circa il 30-40% di peso rispetto alla costruzione interamente in legno con il metodo cuci e incolla.

Bè, credo di aver detto tutto riguardo alle principali caratteristiche.

Ora sono graditi i vostri commenti. Ovviamente sparate pure senza pietà.
Grazie


PS. Non sono un progettista e faccio tutt’altro mestiere. Le mie cognizioni di fisica, matematica e disegno risalgono alle scuole superiori (una vita fa). Ho tratto alcuni spunti dai vari articoli e dispense pubblicati su Internet (molto interessante questo http://www.radiovelisti.it/modules.php?name=Downloads&d_op=viewdownload&cid=8 che, pur riguardando modelli radiocomandati, applica principi validi anche per le barche vere), oltre che dal testo di G. Parra (Disegno e progetto delle barche a vela).

20   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
luca10ft Inserito il - 13/02/2012 : 07:08:56
Zucchino Bollito ha scritto:

luca10ft ha scritto:

Comunque mi sta anche bene continuare a discutere degli angoli di incidenza negativi nei ferri da stiro.



OK. Parlare ne abbiamo parlato, e capire, a questo punto, credo ci siamo capiti.

E mi sembra che ognuno sia rimasto fermo sulle proprie posizioni. Dunque che altro fare? In fin dei conti il ferro da stiro monoderiva è un progetto tuo, non un problema mio.

Non ho altro da aggiungere, se non tutto ciò che attiene ad una deriva orientabile, tipo 505, tipo Roberto Prina, tipo qualcos'altro, perché questa può essere utilizzata con profitto su ogni imbarcazione, multiscafi compresi.



Si, in effetti l’argomento è stato discusso a sufficienza, sia come individuazione del problema che come possibili soluzioni.
Grazie ancora per il tuo contributo.
Ovviamente non posso impedire a qualcun altro di esprimere la sua opinione e offrire elementi nuovi di approfondimento.



luca10ft Inserito il - 12/02/2012 : 09:17:37
Zucchino Bollito ha scritto:

@ Luca: non ha senso chiedere una tregua dal momento che non c'è nessuna guerra.


Bè, la parola tregua non presuppone necessariamente una guerra dove la gente si scambia fucilate e cannonate
In senso figurativo esprime una situazione di quiete, sosta, riposo, tranquillità, pace.
Hai mai sentito pronunciare la seguente frase “ho lavorato senza tregua”?

Certamente la tregua viene spesso collegata all’interruzione di un conflitto.
Ma questo può consistere anche in un confronto intellettuale (cioè una discussione) in cui si contrappongono (con educazione, rispetto e cordialità) idee diverse, come le tue certezze e le mie perplessità.

Ecco perché parlavo di tregua

Comunque mi sta anche bene continuare a discutere degli angoli di incidenza negativi nei ferri da stiro. Mi interessa invece meno affrontare discussioni etimologiche sulle parole del linguaggio comune
Credo che l’importante sia capirsi, anche se invece di dire prua e poppa si dice il davanti e il di dietro di una barca

Hasta los Diecipiedos siempre....



aurelio Inserito il - 11/02/2012 : 20:40:54
ciao, è come il trim tab utillizzato in passato dai monoscafi Americas Cup e oggi dall' RC 44 Forty Four di Russel Coutts?

luca10ft Inserito il - 11/02/2012 : 18:46:28
Si Zucchino, hai ragione, ho sbagliato Avrei dovuto scrivere rapporto lunghezza/larghezza.
Scusa se ho frainteso le tue parole e tutto il resto

Al momento non mi interessano i multiscafi, riguardo ai quali, peraltro, non ho la benché minima esperienza.

Se avrò la possibilità di costruirmi un 10piedi, allora, molto probabilmente, andrò avanti con il mio progetto, ovviamente tenendo conto dei vostri preziosi suggerimenti , ma senza stravolgerne l’impostazione generale di cui ho parlato nel mio primo intervento.

Poi chissà? Una volta in acqua potrebbe anche non rivelarsi del tutto una ciofeca

Grazie ancora per il tuo contributo che, come ho già detto e torno a rimarcare, mi è stato molto utile .

Tregua?




sirio47 Inserito il - 11/02/2012 : 16:48:51
Salve a tutti, segnalo a chi fosse intereesato che una deriva a profilo variabile è stata realizzata da Roberto Prina qualche anno fa. In pratica il profilo di uscita era rotante ed incernierato in più punti e poteva ruotare di qualche grado tramite una leva sulla parte superiore della deriva. Un po' come i timoni degli aerei. Per la deriva zavorrata segnalo che "Mutanda rotta" ha la deriva appesantita da circa 2,5 kg di Pb ma solo per evitare la scuffia senza equipaggio
Continuate a scrivere che vi seguo con molto interesse.

luca10ft Inserito il - 11/02/2012 : 16:10:21
Zucchino Bollito ha scritto:

Gli scafi a poppa larga e prua appuntita non hanno un rapporto lunghezza/larghezza critico, ma semplicemente sono tanto più sfavoriti quanto più quel rapporto è piccolo.

Infatti tu stesso scrivi che le barche di quel tipo hanno due derive laterali orientate verso la prua della barca. Che è un altro modo per dire: orientante secondo "l'asse dell'opera viva sotto sbandamento" + eventuale ulteriore incidenza antiscarroccio.



Bè, non mi sembra di aver scritto qualcosa del genere
Ho solo detto che le due derive laterali sono abbinate al bulbo basculante e che (copio e incollo dal mio intervento del 10/02/2012 : 07:36:23 giusto per non ripetermi) “Se poi esistono anche barche con le doppie derive laterali abbinate al bulbo fisso, bè, sinceramente non mi risulta, ma ammetto di avere parecchie lacune in questa materia”.

Invece mi sembra che tu abbia rivisto un po’ le tue opinioni (e questo lo considero positivo perché significa che ascolti e rifletti), visto che eri partito con una posizione piuttosto drastica secondo cui nelle barche a ferro da stiro si creerebbe un effetto negativo della lama di deriva che, anziché contrastare lo carroccio, lo favorisce.

Zucchino Bollito ha scritto:
Considera le barche a ferro da stiro e gli scow quando sono sbandati. Più il ferro da stiro è largo più la deriva centrale si troverà ad avere incidenza negativa rispetto alla rotta, specialmente di bolina quando servirebbe invece avere incidenza positiva per contrastare lo scarroccio.

Cioè: la barca sbandata si appoggia sul fianco, quel fianco diventa la "chiglia" del battello, cioè la linea lungo la quale la barca si muove. Quella linea forma un angolo rispetto alla mezzeria dello scafo, angolo che è tanto più ampio quanto più lo scafo è largo. Se la deriva è piazzata al centro avrai un'incidenza negativa che favorirà lo scarroccio anziché contrastarlo. Se metti due derive opportunamente orientate risolvi, altrimenti...


Zucchino Bollito ha scritto:

Immagine:

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Ora invece sostieni (e la cosa mi fa ancora più piacere) che, tutto sommato, funziona anche la deriva fissa e centrale, seppure in maniera meno efficace quanto è minore il rapporto larghezza/lunghezza.
Vabbè, se fosse veramente così, allora si tratterà di perdere qualche grado di bolina.
Vorrà dire che avrò pessimi piazzamenti nel campionato dei 10 piedi



Mario Falci Inserito il - 11/02/2012 : 16:06:55
Infatti dai disegni non si capisce niente
marco casavecchia Inserito il - 11/02/2012 : 15:26:48
La parte di deriva che sta nella scassa non è a sezione rettangolare ma a sezione a rombo con la diagonale minore spostata verso poppa, oltre al centro di spinta della deriva.
Ad ogni virata la deriva, per effetto della pressione dell'acqua cambia per così dire di bordo e si appoggia sull'altro lato.
Viene usata solo di bolina, su derive pivotanti e oltre una certa velocità; alle andature più larghe la si tira su e la deriva sta ferma.
luca10ft Inserito il - 11/02/2012 : 15:10:14
Insomma, stiamo discutendo di problemi che altri, prima di noi, hanno già discusso decine e decine di anni fa.
Però anch’io non ho capito come, in pratica, è stato realizzato il meccanismo di rotazione della deriva sul 505.

Opss! Non avevo visto l'intervento di Marco che precede il mio.
Praticamente ha un gioco nella scassa.
Ho inteso bene?

Sotto il profilo teorico mi sembra però di aver capito che sul 505 il sistema di orientamento della deriva sia stato concepito non tanto per risolvere il problema della larghezza dello scafo, quanto per recuperare quei 3° di prua che altrimenti si perderebbero per via dello scarroccio necessario per creare quel minimo di angolo di incidenza da cui origina la portanza della lama di deriva (e quindi opporre resistenza allo scarroccio).

Le derive fisse e orientate lungo l’asse della barca, infatti, non creano portanza senza un minimo di scarroccio, poiché, altrimenti, taglierebbero l’acqua dividendo equamente il flusso da una parte e dall’altra.
Questo è quanto mi risulta.

Però, volendo lavorare sulla forma dello scafo, sarebbe interessante allora scoprire:

1. se, per gli scafi a ferro da stiro (poppa larga e prua appuntita) esiste un rapporto lunghezza/larghezza critico oltre il quale non è possibile andare per evitare i problemi evidenziati da Zucchino;

2. se, per gli scafi a vasca da bagno (poppa e prua entrambe larghe, tipo 747 e Optimist) esiste lo stesso limite ma nel rapporto larghezza poppa/larghezza prua

marco casavecchia Inserito il - 11/02/2012 : 15:05:39
http://www.fastcomposites.ca/site/wp-content/uploads/2012/01/gybe-2.jpg
Gustavo Inserito il - 11/02/2012 : 13:56:39
marco casavecchia ha scritto:

http://www.usa505.org/wiki/index.php5?title=Image:Gybing.jpg
Sui 505 le derive che si orientano sopravento automaticamente sul piano verticale le usano da trentanni o giù di li.


Molto interessante! E qualche deriva a profilo variabile non e' mai stata progettata? Credo che in coppa america qualcosa si usi.

marco casavecchia Inserito il - 11/02/2012 : 13:28:10
Scusate, leggere lascare invece di cazzare!
marco casavecchia Inserito il - 11/02/2012 : 13:24:03
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=gybing%20centreboard&source=web&cd=1&sqi=2&ved=0CCMQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.hornet.org.uk%2Fforms%2F20051113104700centreboards.pdf&ei=_Fo2T_-ZC-an4gSS05jGDw&usg=AFQjCNHo1JsmohP01WvJya-9EHbeq7-inA&cad=rja
Forse qui è più comprensibile.
Interessante notare che la deriva deve mantenere il suo assetto ottimale rispetto all'acqua che scorre ed è la prua che si sposta sottovento, consentendo così di cazzare un pò di più le vele.
La faccenda funziona però solo con venti intermedi e a patto di mantenere sempre velocità.
marco casavecchia Inserito il - 11/02/2012 : 12:45:28
http://www.usa505.org/wiki/index.php5?title=How_Gybing_Centreboards_Work
Ma non sono zavorrate, per fortuna!
marco casavecchia Inserito il - 11/02/2012 : 12:42:10
http://www.usa505.org/wiki/index.php5?title=Image:Gybing.jpg
Sui 505 le derive che si orientano sopravento automaticamente sul piano verticale le usano da trentanni o giù di li.
simone Inserito il - 11/02/2012 : 08:47:17
@Luca
l'open 500 disloca 290 kg di cui 95 di zavorra a 1.58 metri di.
è più simile ad un piccolo cabinato di quanto non li sia ad una deriva. è una barca che ha ancora una discreta portanza sbandata.
cosa che non ti succede assolutamente con una deriva che deve assolutamente viaggiare piatta
luca10ft Inserito il - 11/02/2012 : 07:45:36
@ Zucchino
Certo che ti ringrazio. Sempre meglio demolirla ora che sta sulla carta (anzi, nel pc…), piuttosto che demolirla domani andando a scogli perché non funziona la lama di deriva...
Comunque grazie soprattutto per l’impegno che stai mettendo in questa discussione. Lo apprezzo moltissimo, anche perché mi hai consentito di approfondire questioni che finora avevo dato quasi per scontate.
Comunque, anche in base ai nuovi disegni, l’impressione che ho avuto ieri sera non è cambiata granchè

Scusa se mi permetto di pastrocchiare il tuo lavoro , ma così mi semplifico molto la vita (a proposito, che programma grafico usi? Bei rendering)

La situazione più realistica mi sembra quella indicata qui sotto, che poi la ritrovi in quasi tutti i testi di vela, indipendentemente dal fatto che la barca navighi piatta o sbandata.

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In sostanza, per effetto della spinta del vento, la barca scarroccia sottovento seguendo una Rotta Vera (RV) spostata (sottovento) di qualche grado (angolo di scarroccio) rispetto all’asse della barca (che forma invece l’angolo di prora rispetto al N).
Ovviamente, sotto lo scafo, il flusso dell’acqua va in direzione opposta alla RV e grazie all’angolo di incidenza rispetto alla deriva (uguale all’angolo di scarroccio) genera una forza idrodinamica uguale e contraria alla forza aereodinamica applicata alla vela per effetto della spinta del vento.
I sacri testi non dicono quanto debba essere l’angolo di incidenza (coincidente con l’angolo di scarroccio), ma dicono che bastano pochi gradi per generare la portanza del profilo di deriva che è proporzionale alla sua superficie, al quadrato della velocità di avanzamento e alla densità dell’acqua.
Ma....

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La situazione migliora con la deriva orientata sopravento di un certo angolo (piccolo), perché crea un angolo di incidenza del flusso dell’acqua, rispetto alla deriva, senza necessità di crearlo attraverso lo scarroccio.
Questo vale anche a barca diritta.
Ovviamente se la deriva è orientata in senso opposto (sottovento), allora anziché contrastare lo scarroccio lo favorisce e crea una portanza nella stessa direzione dello scarroccio (ecco perché le due derive laterali sono orientate in senso convergente verso prua anzichè verso poppa).

Questi sono Open 500 (lungh 500 x largh 224) che, se confrontati con derive classiche di lunghezza simile, tipo International 505 (505x188), Fireball (493x137), 470 (470x168), Sharpie (500x143) sono piccoli ferri da stiro, eppure navigano molto sbandati con lama di deriva centrale (ovviamente orientata lungo la mezzeria dello scafo).

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Comunque l’idea della deriva ad incidenza variabile era venuta anche a me.
Mi sono però bloccato nel pensare a come realizzarla in concreto


@ simone
Niente di professionale in queste cose.
Solo una grande passione per il fai-da-te.
È nel DNA nella nostra famiglia.
Il mio è applicato ai galleggianti nell’acqua (barche a vela), mentre quello di mio fratello ai galleggianti nell’aria (deltaplani a motore e piccoli biplani).
Così abbiamo unito le nostre forze per creare anche un mezzo terrestre.
Il risultato è quello che ho mostrato.


@ aurelio
Anch’io, dopo le varie perplessità espresse riguardo al peso del mio (ipotetico) 10piedi dovute alle modalità costruttive, ho avuto l’impressione che, in questa classe, si esasperi un po’ troppo la leggerezza di uno scafo a discapito di robustezza e sicurezza che si potrebbero invece ottenere con 10 o 15 kg in più.
Purtroppo, non avendo esperienza di barche così piccole, può anche darsi che sia giusto così, e che con 10 o 15 Kg in meno si abbiano prestazioni molto più performanti.
Sicuramente il discorso è valido se si naviga in acque protette, con mare (o lago) piatto e venticelli leggeri.
Come ho già spiegato in precedenza, qui da noi è facile impattare contro grosse onde (anche di oltre 1 mt) provocate dalle barche a motore, cosa assai spiacevole anche con una barca di 9 metri, specie se ti allargano il pozzetto non dotato di un sistema auto svuotante. Il pomeriggio è poi facile trovarsi brezze che soffiano anche sopra i 15 nodi.
Comunque la vela è bella anche per questo, proprio perché le circostanze e le esigenze sono le più variegate.
L’errore, sempre come ho già detto e ripetuto, consiste nel confrontare barche nate diverse proprio per queste ragioni.

luca10ft Inserito il - 10/02/2012 : 22:16:08
@ Zucchino
complimenti a te per la grafica
Ho peró qualche dubbio sulle ultime due figure.
Sembra quasi che la barca scarrocci sopra vento. Se così fosse non potrei che esserne felice perchè vorrebbe dire che la deriva è del tutto inutile.
Puó anche darsi che abbia male interpretato il disegno perché a quest'ora ammetto di essere un po' cotto.
Domani ci guarderó meglio.
Intanto grazie
aurelio Inserito il - 10/02/2012 : 20:59:19
concordo con Marco, il problema è la fragilità delle nostre barche in condizioni non poi così severe...per l'esperienza che ho avuto partecipando ai raduni dal 2010, le rotture sono frequenti e a mio parere anche in certi casi pericolose...forse una progettazione accurata e la costruzione più robusta non guasterebbero.
p.s. con vento sostenuto ci si diverte anche di più.....
marco casavecchia Inserito il - 10/02/2012 : 20:46:32

Il primo Bladerider che è arrivato in Italia lo ho scaricato io a Malpensa per portarlo a Torbole e forse non era così leggero come si diceva e forse anche non così ben costruito come si pensava ma certo era robusto a sufficienza per svolazzare tranquillamente con 20 nodi di vento.
Cosa che forse non può essere detta per la maggior parte delle barche della Classe Dieci Piedi, la mia compresa.

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